Solitudine

Solitudine

Una ragazza che ho visto recentemente mi ha raccontato, ridendo, un aneddoto che la riguarda.

È andata da un parrucchiere per la prima volta e, mostrandogli la foto del suo profilo Facebook, perché voleva lo stesso taglio, si è sentita rispondere:

- ma noi siamo amici!

Infatti “chattavano” da più di un anno.

Viene spontaneo sorridere e riflettere:

- che razza d’amicizia è?
- quanti amici abbiamo realmente?
- non è che alla fine siamo soli?

A questo proposito mi si affaccia alla mente una  poesia di Salvatore Quasimodo, significativa e breve, perciò la riporto.

OGNUNO STA SOLO SUL CUOR DELLA TERRA TRAFITTO DA UN RAGGIO DI SOLE ED È SUBITO SERA

Mi permetto di fare una analisi di cosa voglia significare  il grande poeta:

  • solo sul cuor della terra, cioè solitudine nonostante la moltitudine del genere umano;
  • trafitto da un raggio di sole, cioè la vita, la speranza e l’illusione della felicità sono di breve durata;
  • ed è subito sera, la brevità della vita, spesso effimera, l’angoscia della sera (morte).

Il buio contro la luce.

Così, come nella filosofia è l’eterna contrapposizione del bene contro il male; le due forze che muovono il mondo!.

In tutte le religioni ci sono riferimenti a queste forze così come nei pensieri filosofici antichi e moderni.

A caratterizzare il senso del “male” inteso come negatività, così come quello di “solitudine”, sono fermamente convinta sia la mancanza di visione del nostro futuro.

Viviamo in una società caratterizzata dalla mediocrità ad ogni livello, culturale, etico e politico.

L’isolamento dell’individuo, a prescindere dalle cause, è amplificato dalla mancanza di prospettive.

Si entra in una sorta di spirale effetto-causa che pare senza via d’uscita e si acuisce man mano con il passare del tempo.  

È indispensabile riappropriarci della nostra vita, ristabilire il giusto valore degli affetti e dei rapporti interpersonali.

In ognuno di noi albergano, più o meno latenti od evidenti, delle peculiarità, delle doti che potremmo far condividere e condividere a nostra volta con il nostro prossimo.

Ci sono persone, per lo più anziani, che, disponendo di tempo libero, hanno iniziato a collaborare  con enti od associazioni no profit ed ora si sentono utili se non indispensabili.

Altre che si sono semplicemente aperte con persone conosciute solo di vista creando rapporti amicali ed occasioni di svago.

È la volontà il punto di partenza, il mettere in pratica le nostre buone intenzioni senza peraltro aspettarci nulla.

Il problema di fondo è il rapporto diretto con il nostro prossimo, in special modo quello iniziale.

Perché, infatti, prolifera l’amicizia “virtuale” in luogo di quella “reale” ed interpersonale.

È quasi una paura “fisica”.

Paura di proporci come siamo e non con un “filtro” e non già “postare” foto ben riuscite, paura di non avere  argomenti di dialogo in luogo del cliccare un “si mi piace”.

Per superare paure e timidezze non dobbiamo aspettare siano gli altri a fare il primo passo ma bensì fare una analisi introspettiva che ci dia coscienza del nostro essere, senza assurdi timori o falsa modestia, dobbiamo cioè riappropriarci del nostro  “IO” al di là di mode o convenzioni.

In estrema sintesi, per arrivare dobbiamo partire…….da noi stessi!.


Dr.ssa Daria Minelli
Psicologa Psicoterapeuta a Mantova


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